mercoledì 5 agosto 2009

Correre...

Corro. Mi sembra di correre da una vita ormai, e forse non me ne rendo neppure più conto.
Sempre in affanno. A mala pena riesco a far tutta la mia strada, ma la corro con convinzione, e ognuno solo sa, che la volontà è più forte anche della fatica.
Non so se vi è mai successo, nel correre appunto: ci si sente liberi, in fondo che si ha da pensare in quel momento a parte muovere le gambe?...ma è proprio quello il "bello". I movimenti diventano automatismi e sopraggiungono mille pensieri, sensazioni.
Il sole, la tranquillità di una strada lungo un fiume al tramonto della sera. A volte penso proprio alla fortuna di poter "correre" nella mia vita, a volte invece mi chiedo se non sia giusto fermarsi a fare delle "soste".
E' ovvio che non sto parlando di una semplice corsa, ma è la più importante, quella per la propria strada.
Talvolta nel compiere quegli stessi automatismi, mi chiedo se non ci si scordi che ognuno si può "muovere" anche diversamente, che si può anche camminare per esempio, o saltare, che non c'è bisogno di fare tutta questa fatica. Mi sembra che ad un tratto vengano "a galla" tutte le cose che stanno nel cassetto "dimenticate o non troppo considerate"...Già...
Ma poi mi ricordo di una cosa. La strada è lunga, e se si vuole raggiungere il proprio "arrivo" è necessario mantenere un proprio ritmo, un proprio equilibrio.
E dunque continuo a correre, sulla strada e nella mia vita, nella speranza di poter arrivare quantomeno soddisfatto ad ognuno dei miei arrivi, e forse poter riprendere qualcosa da quel cassetto, lasciandoci invece qualche soddisfatta fatica.
L'importante è ricordarsi che la propria strada ognuno sceglie di percorrerla diversamente, come è giusto che sia, consapevole della propria fatica e della propria soddisfazione.

sabato 30 maggio 2009

Esperimento sociale...

Prendete un gruppo di persone,
fatene una "classe".
Dopo lasciate solo che il tempo faccia la sua parte:
sfido chiunque a dire che la classe sia sempre vissuta in maniera pacifica,
che gli individui che ne fanno parte non si siano mai disgregati,
che non siano sorti mai battibecchi, che abbiano sempre cercato di "convivere"...
Allora scoprirete una cosa: farne una classe è impossibile.
Quindi è proprio così, ognuno tira con i propri remi sempre verso la propria barca??

mercoledì 13 maggio 2009

Sfogo...ovviamente senza andare nel "mio" particolare

Stavolta voglio parlare di qualcosa che mi ha riguardato, generalizzando però un pò il tutto e parlando sotto un certo punto di vista della questione generale del "rispetto".
Perchè questo argomento..?Perchè come sempre sono polemico?mm...si, sono polemico...Ma non nel senso di voler controbattere tutto quello che mi viene detto, più che altro nel senso di non riuscire a sopportare determinate cose. Sono il tipo (ostinato rompiballe) che quando gli viene messa in tasca non riesce proprio a starsene zitto. Ho come una coscienza parlante che non riesce a sopportare il classico "ma si dai che sarà mai, tutto passa". No. Su questo no!
Badate: il gesto compiuto da chi pensa d'esser superiore, può essere anche il torto meno grave del mondo, ma può diventare (per colui che viene considerato inferiore, detto anche "fesso" dall'altro) anche pretesto di vendetta. Già...maligno forse, ma come si fa a comportarsi altrimenti verso persone che agiscono in mala fede? peraltro, senza un valido motivo?
Ho sempre creduto al rispetto come qualcosa,prima di tutto, reciproco: oggi ne parlavamo tra compagni di corso e ho chiaramente affermato, per l'appunto, che preferisco non essere considerato se so di non avere rispetto da parte di un altro/a. Che senso ha essere salutati se poi nel mentre ti vengono lanciati dietro nient'altro che accidenti. Qualcuno dice che sia questione di educazione. Io penso che l'educazione spetti soltanto alle persone che rispettiamo e che ci rispettano.
Immagino il rispetto come un muro. Un muro "alto" perchè non può far passare facilmente i "soffi" dei pregiudizi, delle dicerie, dei pensieri maligni e chi ne ha più ne metta; ma allo stesso tempo "fragile, sottile" perchè basta un "gesto", inteso nella sua connotazione più ampia di atto o parola, per abbaterlo.Il muro va inteso nella sua solidità, non nella sua chiusura.
La vendetta da attuare allora non sarà ne difficile ne violenta. Ovviamente. Il "fesso", in precedenza, aveva avuto soltanto il merito (con risultato negativo) di prestare "buon senso", fiducia, ma non per questo può essere di certo ritenuto inferiore. E così basterà la semplice quanto efficace indifferenza, che altro non coincide se non con la perdita del rispetto.
Così forse, colui che veniva considerato stupido e ostinato, sarà adesso anche superiore, perchè avrà dimostrato che è più conveniente alzare i muri per costruire edifici intorno a persone di cui ci si può fidare, piuttosto che costruirli intorno a persone per le quali l'edificio si potrebbe abbatere a partire dalle fondamenta.